A distanza di due anni dall’introduzione della Carta di Pisa una
vicenda ancora in corso permette di cogliere alcuni elementi rilevanti per
quanto riguarda i primi effetti a livello di opinione pubblica - come riportati
dalla cronaca locale - dell’adozione del Codice di comportamento da parte di
enti territoriali. Nella fattispecie, l’ente coinvolto è la Provincia di Pisa,
tra i primi ad aver adottato la Carta con delibera della Giunta del 13 marzo
2012.
Nel corso del 2012, le principali testate giornalistiche di
cronaca locale di Pisa, Massa e Carrara riportano notizie - capaci di dar vita
ad un vero e proprio scandalo – su un’inchiesta condotta dalla Procura di Massa
in merito a dei finanziamenti dell’Unione Europea ottenuti da una società di
riciclo di rifiuti (Erre Erre, acronimo di Recupero Risorse) – controllata, per
il 51%, da una società pubblica (Cermec, facente capo ai Comuni di Massa e
Carrara) e, per il 49%, da una privata (Delca, con sede a Vicopisano) - per la costruzione
di un impianto di “bricchettaggio”; fase del processo di trattamento dei
rifiuti finalizzato alla produzione di combustibili, nella zona industriale
situata tra Carrara e Massa.
Tale impianto - i cui costi di realizzazione erano notevolmente
aumentati, passando dai 16 milioni di euro, inizialmente previsti, ai 23 di
spesa effettiva - doveva essere utilizzato al fine trattare i rifiuti prodotti
dal Cermec. Esso non è mai entrato in funzione e, nel luglio 2011, è stato
distrutto da un incendio doloso.
Il coinvolgimento della Provincia di Pisa nell’inchiesta sullo
scandalo dello smaltimento dei rifiuti nasce dalla tesi sostenuta dalla Procura
di Massa – accusa fondata sulle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo
operativo ecologico di Firenze (Noe), relativamente ad alcune intercettazioni
di telefonate ed sms - per la quale l’attuale assessore della Giunta con delega
all'ambiente e aree protette, energia, difesa del suolo e protezione civile,
Valter Picchi del Partito Democratico, avrebbe fatto parte - assieme al
titolare ed al dirigente della Delca, agli ex direttori del Cermec, ad un ex
assessore del Comune di Carrara e ad un consigliere del Comune di Massa - di
una associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati
contro la pubblica amministrazione quali corruzione, concussione, peculato ed
abuso d’ufficio, nonché falso e truffa a danno di enti pubblici.
Secondo la Procura, Picchi avrebbe utilizzato la sua posizione di
assessore all’ambiente della Provincia di Pisa, nell’interesse della
sopracitata associazione. Egli infatti è accusato di essere intervenuto nelle
procedure di conferimento dell’autorizzazione all’esercizio alla società
ErreErre, interrompendo il servizio pubblico di trasferimento dei rifiuti
solidi urbani - provenienti dal Cermec - alla discarica comunale di Peccioli,
in Provincia di Pisa. Il fine, sostiene la Procura, era quello di ottenere il
rilascio - in tempi celeri - dell’autorizzazione all’esercizio ad ErreErre.
L’assessore della Giunta provinciale pisana sarebbe anche intervenuto
nell’attività di monitoraggio effettuata dalla Regione Toscana sull’elargizione
dei finanziamenti dell’Unione Europea ad ErreErre per fare in modo che la
società riuscisse ad ottenere una maggiore contribuzione.
Sulla vicenda rileva un primo riferimento alla Carta di Pisa in
alcune notizie risalenti al marzo 2012 in cui il quotidiano locale “il Tirreno”
dedica al caso sopradescritto un articolo dal titolo «Caro Picchi, ricordati che c’è il codice etico». Il riferimento è alle
dichiarazioni rilasciate da alcune associazioni tra cui il Comitato
Antinquinamento di Castelfranco, il Comitato cittadino “Tutela Salute e
Ambiente” di San Donato e la sezione del Valdarno Inferiore dell’Unione
Inquilini, all’indomani dell’adozione del Codice di comportamento da parte
della Provincia di Pisa. Nella circostanza, tali associazioni hanno commentato
il coinvolgimento di Picchi nello scandalo dello smaltimento dei rifiuti
provenienti dal Cermec – come riporta il giornalista de “il Tirreno” –
affermando: «Speriamo […] che possa dimostrare la sua innocenza. Tuttavia,
nella malaugurata ipotesi di rinvio a giudizio, sarebbe opportuno che si
dimettesse per onorare così il solenne impegno preso con la sottoscrizione
della "Carta di Pisa"».
Quanto riportato dal quotidiano richiama
l’obbligo previsto dall’articolo 20 del Codice di comportamento che –
rivolgendosi all’amministratore politico - recita quanto segue: «In caso sia
rinviato a giudizio o sottoposto a misure di prevenzione personale e
patrimoniale per reati di corruzione, concussione, mafia, estorsione,
riciclaggio, traffico illecito di rifiuti, e ogni altra fattispecie ricompresa
nell’elenco di cui all’art. 1 del Codice di autoregolamentazione approvato
dalla Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 18 febbraio 2010,
l’amministratore si impegna a dimettersi ovvero a rimettere il mandato».
Ovviamente, il reato di associazione a delinquere - del quale l’assessore Picchi
è accusato - benché non sia esplicitato nella Carta, è ricompreso nell’articolo 1 del citato Codice di
autoregolamentazione.
Il punto di svolta dell’indagine arriva nel
settembre 2012 quando la Procura di Massa
richiede il rinvio a giudizio per l’assessore all’ambiente della
Provincia di Pisa.
In
seguito alla pubblicazione di tale notizia, Valter Picchi ha risposto alle
accuse dicendo che, nel caso in cui il Giudice dell’Udienza Preliminare
accogliesse la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero,
egli sarebbe pronto a «valutare anche l'opportunità del dischiudersi di qualunque
nuovo scenario», con riferimento – come riportano i giornali - al suo incarico
istituzionale. Egli ha poi espresso la volontà di farsi interrogare dal
giudice, nel corso dell’Udienza Preliminare, al fine di chiarire la sua
posizione nella vicenda. In seno alle altre cariche dell’ente, va segnalata la
posizione presa pubblicamente dal Presidente della Provincia di Pisa che –
nell’occasione – ha mostrato solidarietà nei confronti dell’assessore e la
convinzione che quest’ultimo «[…] potrà dimostrare innanzi al gup la propria
estraneità ai fatti contestati e l'infondatezza delle accuse».
È
del 23 settembre la notizia pubblicata dal quotidiano “La Nazione” di Pisa che
riporta l’avvenuta conferenza stampa, tenuta dal gruppo provinciale del Popolo
delle Libertà, in cui, facendo appello alla Carta, venivano pubblicamente
richieste le dimissioni di Valter Picchi. Il vicecoordinatore del partito
Giacomo Cappelli ha – in questa sede – dichiarato: «[…] Picchi mostri la sua
estraneità o lasci l’incarico per chiarire la sua posizione e poi magari
rientrare. Faccia un passo indietro anche in virtù della carta di valori
firmata e voluta dal suo partito, il PD». Nella stessa circostanza – il
vicecapogruppo del PDL in Provincia Gianluca Gambini ha affermato che nel Codice
«[…] si dice che in caso di una richiesta di rinvio a giudizio, l’assessore
deve dimettersi».
Nel
marzo 2013, l’assessore all’ambiente della Provincia di Pisa – su sua esplicita
richiesta - è stato interrogato dal gup e, rispondendo alle domande che gli
sono state rivolte, ha ribadito: «Io ho agito solo per l’interesse pubblico […]
affinché fosse costruito l’impianto di Massa che era strategico e ci avrebbe
permesso di alleggerire il carico dei rifiuti sulla discarica di Peccioli ormai
al limite […]».
È
dell’11 gennaio 2014 la notizia riportata dalle testate giornalistiche di
cronaca locale, in cui emerge che l’ufficio stampa della Provincia di Pisa ha
pubblicato una nota ufficiale che annuncia che – nell’Udienza Preliminare sullo
scandalo dello smaltimento di rifiuti - la sopracitata richiesta di rinvio a
giudizio è stata accolta. Alla notizia fanno eco le successive dichiarazioni
del Presidente della Provincia Andrea Pieroni e del segretario provinciale del
Partito Democratico che invitano Valter Picchi a fare un passo indietro.
A
fronte dell’impegno preso dalla Giunta provinciale pisana adottando la Carta di
Pisa le si presentano due possibilità: le dimissioni spontanee dell’assessore
o, alternativamente, una sua decisione di rimettere il mandato alla quale seguirà
una presa di posizione da parte degli altri componenti dell’organo politico che
si concretizzerà nella revoca dello stesso, così come disposto dall’articolo 20
del Codice di condotta.
Il
13 gennaio 2014, in occasione della prima seduta del Consiglio provinciale
utile, il presidente della Provincia ha comunicato la sua decisione di revocare
il mandato all’assessore della Giunta con delega
all'ambiente e aree protette, energia, difesa del suolo e protezione civile
precisando comunque che «nessuno possa essere considerato colpevole fino a che
una sentenza definitiva non lo dichiari tale».
Oggi è stata scritta una nuova pagina della storia del nostro
Paese : l’impegno di responsabilità politica preso da un ente adottando un
codice di comportamento per amministratori politici, e la conseguente decisione
di revocare il mandato ad un assessore a fronte di rinvio a giudizio, valorizzano
e qualificano la Carta di Pisa come strumento efficace di prevenzione della
corruzione fondato sul principio di autoregolamentazione.
Giacomo Poeta